Si scrive Multiplex, si legge futuro. Ne è convinto Carlo Bernaschi, presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Multiplex (ANEM), che sottolinea il ruolo strategico dei multisala nel mercato cinematografico.

Quello dei multiplex è, infatti, un universo sfaccettato e in continuo mutamento, oggi in grado di accogliere non solo opere per il grande pubblico ma anche film di qualità.

Qual è lo stato di salute e in che direzione sta andando l’esercizio cinematografico nei multiplex?

L’universo multiplex, al momento, sta meglio rispetto a quello dei monosala perché è un sistema nato per affrontare i tempi moderni: più sale, più schermi, più posti, più servizi accessori. Dunque, i multiplex possono accedere con tranquillità a ogni uscita prevista per il mercato italiano, proiettando davvero tutto. Raramente accade che qualche realtà rinunci a film di un determinato genere.

In estrema sintesi, avendo tutto il prodotto a disposizione lo stato di salute dell’esercizio cinematografico nei multiplex è buono. Il futuro penso appartenga agli schermi multipli, per tante ragioni, a cominciare dal fatto che hanno maggior sviluppo delle concession: c’è più gente che frequenta le sale, ed essendoci più affluenza, ci sono più spese e più acquisti nelle concession rispetto a quanto possa fare un monosala.

Quali sono, a oggi, i principali fattori di criticità che riguardano l’esercizio cinematografico nei multisala e quali possono essere gli interventi da predisporre per superarli?

La principale criticità è la stagione corta. Lo diciamo da tempo: bisogna trovare una formula per portare i film in sala 12 mesi l’anno. Occorre accrescere le uscite nel periodo estivo, perché così facendo si crea l’opportunità di sfruttare meglio la tenitura dei film e la loro ripartizione nel corso dell’anno. Tutto ciò allunga la vita dei film e, di conseguenza, aumenta interessi e profitti dei cinema in senso generale, che si tratti di multiplex o meno. L’obiettivo che la sala cinematografica italiana deve porsi è superare questo periodo morto e allungare la programmazione dagli attuali 7 – 8 mesi a tutto l’anno.

Il principale intervento che si può predisporre – e le major americane in parte già lo fanno e sono grosso modo allineate – è uscire col prodotto in Italia anche nei mesi estivi: quando un film esce negli altri Paesi europei deve uscire anche in Italia. Non dico che si debba uscire in contemporanea con l’America, ma con l’Europa sì, a cominciare dalla Spagna che, in questi ultimi anni, è riuscita a superare lo scoglio della stagionalità. In Italia dobbiamo impegnarci di più, perché il problema della stagionalità è la maggiore criticità per le sale cinematografiche italiane.

Quali sono le iniziative che possono agevolare la fidelizzazione degli spettatori dei multiplex in Italia?

La strategia è già in atto: i multiplex oggi proiettano prodotti di qualità, mentre inizialmente erano più orientati verso la grande produzione americana, il blockbuster. Attualmente nei multiplex si trovano tutti i generi di film, compresi i film d’essai perché, avendo a disposizione più schermi, è possibile allargare la presenza di spettatori affezionati a generi diversi.

Un multisala non può selezionare solo un tipo di pubblico, ma deve prendere tutto il pubblico che va al cinema, comprese le persone di una certa età. La realtà multiplex è operativa in Italia da circa vent’anni, i ventenni di allora oggi sono quarantenni, pertanto quella è una generazione di spettatori che dobbiamo continuare a soddisfare.

Quanto sono importanti le nuove tecnologie per i multiplex?

I multiplex stanno al passo con le nuove tecnologie. È evidente che per fare concorrenza ai vari mezzi di utilizzazione del prodotto filmico dobbiamo offrire delle sale che siano all’avanguardia. Occorre mostrare al pubblico che un conto è vedere un film in una sala cinematografica tecnologicamente perfetta e un conto è vederlo su un tablet.

Qual è, invece, la situazione all’estero? Siamo allineati con gli altri Paesi europei o siamo in ritardo?

Noi siamo un po’ in ritardo. Non c’è dubbio che, per lo meno tra noi e la Francia, ci sono vent’anni di differenza: loro sono partiti molto tempo prima, noi solo nel 1997. Pertanto, c’è un gap che dobbiamo cercare di colmare.

Un’opportunità buona per farlo si presenterà con l’entrata in vigore della nuova legge per il cinema perché concede benefici per le nuove aperture, per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni. In questo modo dovremmo riuscire a superare le differenze che ci sono tra noi e gli altri Paesi più evoluti: non solo la Francia, ma anche la Spagna che, ultimamente, ha fatto un bel salto di qualità.

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