Lo stato di salute del cinema italiano? Uno strano momento. Così Andrea Occhipinti, Presidente della Sezione Distributori dell’ANICA e fondatore di Lucky Red, definisce le nuove tendenze del cinema nostrano e le iniziative di promozione e di sostegno alla destagionalizzazione: un momento cruciale, ricco di opportunità che bisogna saper cogliere. Diversificando l’offerta con film innovativi e di qualità.
Come sta e in che direzione sta andando il cinema italiano?
Siamo in uno strano momento: una sorta di limbo, nel senso che stiamo tutti – soprattutto chi è impegnato in cariche sociali nell’Anica – aspettando che entri in vigore la nuova legge sul Cinema in tutti i suoi dettagli. Ciò sta provocando un rallentamento, una posticipazione di tante produzioni perché si sta attendendo che ci sia certezza sugli aspetti fiscali e sui contributi automatici della legge. La sensazione è che ci sia un prima e un dopo attuazione del nuovo corpus legislativo.
Oggi spesso ci si imbatte in commedie, per esempio, che sanno un po’ di già visto e questo sta stancando il pubblico. In linea generale ciò che funzionava prima, a poco a poco, sta funzionando meno oggi. Ci sono, poi, eccezioni che rappresentano un segno positivo, un’inversione di tendenza, come il caso dell’anno scorso di “Lo chiamavano Jeeg Robot”: le novità colpiscono il pubblico, quando viene realizzato qualcosa di diverso e di fresco se ne ricava un grande successo.
Se, invece, si procede sulla scia di ciò che è stato, lo spettatore si mostra meno interessato. Guardando al futuro ho l’impressione che ci sia movimento: vedo tante realtà positive che si stanno attrezzando per andare in direzioni diverse e molteplici. La legge dovrebbe favorire proprio questo intento: diversificare l’offerta.
Esiste un modello europeo a cui ispirarsi per realizzare la destagionalizzazione delle uscite in sala?
No, la situazione all’estero non è paragonabile a quella italiana. Non si tratta solo di ispirarsi a un modello organizzativo o di business, ma è anche, e soprattutto, questione di modelli culturali, di modalità con cui la gente va in vacanza, da quando e per quanto ci va.
Molti fattori culturali legati a un Paese incidono sulla distribuzione della programmazione cinematografica nel corso di tutto l’anno solare. Secondo me il modello che dovremmo seguire coincide con quello a cui stiamo lavorando: convincerci tutti quanti che è fondamentale, per le uscite in sala, avere a disposizione 12 mesi anziché 6 o 7.
Quali sono le iniziative già intraprese e quali quelle che, secondo lei, si dovrebbero intraprendere nel futuro più prossimo per favorire la destagionalizzazione?
È importantissimo che i film americani di grande richiamo, che a livello globale escono in estate, rimangano posizionati nel periodo estivo e non vengano spostati. In seconda battuta, è fondamentale che ci siano degli incentivi – previsti dalla legge a cui si sta lavorando – che stimolino anche il cinema italiano a procedere in questa direzione.
Occorre motivare se vogliamo che i film facciano il loro ingresso nei cinema in un determinato arco temporale dell’anno: se costa meno uscire in un periodo dove non si verifica intasamento di titoli in sala, allora riusciremo a evitare che vi siano mesi con scarsità d’offerta.
Pertanto, è un insieme di cose su cui bisogna lavorare se vogliamo che lo scenario cambi. Prima di tutto è necessario creare offerta e deve essere attraente (si veda il successo al box office di film come “La bella e la bestia”) perché il cinema vive proprio d’offerta.
Parallelamente, occorre lavorare per far cambiare la mentalità alle persone, soprattutto al pubblico adulto. I ragazzi, bene o male, sono abituati ad andare al cinema a vedere i film americani che escono d’estate. È l’adulto che, a partire da maggio, in sala non ci entra più: la conseguenza di questo atteggiamento è il calo dell’offerta.
Infine, sarebbe auspicabile realizzare film ad hoc: produzioni che possano essere adatte al periodo estivo. Dico questo perché sono convinto che il giorno in cui qualcuno si renderà conto che col film giusto ci sarà l’opportunità di realizzare un grande successo anche d’estate, l’anno successivo di film posizionati nei mesi estivi ne vedremo tre, poi quattro e così via.
Su quale tipologia di prodotto cinematografico si dovrebbe puntare per incrementare gli ingressi in sala nei mesi caldi dell’anno?
Partiamo da ciò che funziona: quando d’estate escono i film americani, come “Spider Man” o “Il pianeta delle scimmie”, funzionano. Per esempio, abbiamo visto che l’agosto scorso “Suicide Squad” in Italia ha ottenuto un risultato pazzesco: ha incassato più di dieci milioni di euro.
Se il mercato ci dice che funzionano le pellicole commerciali per i ragazzi, allora allarghiamo l’offerta di cinema italiano commerciale per ragazzi e poi integriamo con i film per un pubblico più adulto. In aggiunta, una considerazione su ciò che già succede e dovrebbe farci riflettere: quando un’opera italiana importante viene presentata al Festival di Cannes – come è accaduto per i lavori di Sorrentino, Garrone o Virzì – e poi esce in sala immediatamente dopo (fine maggio – primi di giugno), al box office ottiene risultati importantissimi, i medesimi di film più commerciali proiettati in pieno inverno.
Nei mesi estivi anche i media vanno in vacanza. Quanto pesa sugli ingressi in sala?
Influisce molto. Pensiamo a tutte quelle produzioni -come ad esempio la trasmissione di Fabio Fazio- che fanno promozione in tv con le ospitate dei talenti e dei registi: nel periodo estivo non ci sono e i film perdono uno dei loro canali di comunicazione privilegiato.
La cosa interessante che abbiamo notato è che la voglia di consumo di prodotti culturali non si esaurisce d’estate, ma si trasforma: c’è una super offerta in tutte le città italiane di concerti, opera, musica, ballo, cinema all’aperto, teatro all’aperto. Insomma, ci sono molte iniziative d’intrattenimento che si svolgono in estate: una programmazione culturale alternativa che, in qualche modo, entra in competizione con il cinema.
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